LE ABUFFATE E IL SENSO DI VERGOGNA
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  • Immagine del redattoreClaudia Scarpati

LE ABUFFATE E IL SENSO DI VERGOGNA

La Fame Nervosa si nutre spesso di privacy e segretezza.

Solitamente, ci si abbuffa sul divano di casa mentre si guarda la TV da soli, si nasconde il cibo per non farlo vedere agli altri membri della famiglia, si mangia in macchina prima di rientrare a casa, si mangia di notte quando gli altri dormono, ecc.

Questi sono tutti esempi tipici di Binge Eating causati dall'intenso sentimento di vergogna.


La vergogna è forse una delle sensazioni più dolorose e devastanti da tollerare.

Quando le persone provano vergogna, non pensano semplicemente "Ho fatto qualcosa di sbagliato", ma pensano "Io sono sbagliato" o "non sono amabile" o "non merito nulla".

La vergogna può quindi essere definita come un'esperienza intensamente dolorosa che ci rende imperfetti e quindi indegni di amore e di appartenenza.

Si differenzia dal senso di colpa proprio perché, mentre nel senso di colpa l’elemento vergognoso è qualcosa che si è fatto, nella vergogna, invece, l’elemento vergognoso è rappresentato da se stessi.

Fin dall’infanzia, i nostri primi ricordi possono scatenare potenti emozioni di vergogna.

Riuscite a pensare ad un momento in cui da piccoli avete fatto qualcosa di sbagliato o siete stati puniti di fronte agli altri?

Vi siete vergognati per aver commesso un errore o per aver deluso chi si prendeva cura di voi?

Riuscite ancora a provare quell'orribile sensazione di vergogna che vi faceva desiderare di sprofondare?

Avete mai provato vergogna per il vostro corpo?

Vi è stato detto che non eravate adeguati rispetto al vostro corpo?

Vi è stato detto che certi cibi erano "sbagliati" o "cattivi"?

I ricordi della prima infanzia in cui ci si vergognava dell'aspetto del proprio corpo o del proprio rapporto con il cibo possono suscitare una vergogna continua nell'età adulta, portando allo sviluppo di disordini alimentari.

La vergogna a volte viene descritta come un "pugno nello stomaco" o una sensazione straziante, e l'abbuffata serve a togliere temporaneamente queste sensazioni negative.

Il problema dell'abbuffata come modo per controllare la vergogna è che l'abbuffata, anziché attenuare il senso di vergogna, ne perpetua il ciclo all’infinito.

Dopo un’abbuffata, infatti, le emozioni che più frequentemente emergono sono: il senso di fallimento, l’impossibilità di riprendere e mantenere il controllo, il disprezzo di sé, e, ancora una volta, la vergogna.

L'abbuffata va quindi ad intensificare e mantenere inalterato quello stesso senso di vergogna che avrebbe dovuto invece eliminare.

Molti pazienti che lottano contro i disturbi alimentari hanno subìto esperienze umilianti sia direttamente che indirettamente nella loro vita.

Per esempio, un ambiente invalidante dice, in maniera implicita, "Le tue emozioni sono sbagliate e tu sbagli a sentirti così".

Purtroppo, quando questo accade, i pazienti diventano presto molto bravi a invalidare e a disonorare se stessi.

Questo può portare ad evitare le emozioni dolorose, le quali possono essere messe a tacere solo attraverso comportamenti profondamente distruttivi come la restrizione calorica, l'abbuffata, l'autolesionismo, l'uso di sostanze, ecc.

Ma la vergogna può essere utilizzata per farci cambiare i nostri comportamenti?

Alcune delle mie pazienti sostengono di avere bisogno di “maltrattarsi” per ottenere un cambiamento positivo nella loro vita.

Dicono che se parlano con se stesse in modo più negativo, saranno motivate ad allenarsi di più, a sollevare più pesi o a mangiare più pulito.

La domanda è: funziona davvero?

Molto probabilmente la risposta è no - non a lungo termine, almeno.

La vergogna non può essere infatti utilizzata come motivazione a lungo termine.

Quando funziona, e succede solo nel breve termine, la vergogna può funzionare a causa della paura e del senso di colpa, ma la vergogna a lungo termine può determinare unicamente un incremento della segretezza, dell’insoddisfazione per se stessi, del senso di fallimento e sconfitta e, in un ciclo che sembra non avere fine, ad un incremento dello stato di vergogna verso di sé.

COME USCIRE ALLORA DA QUESTO CIRCOLO VIZIOSO?


Uno dei modi migliori per gestire i sentimenti di vergogna è adottare una pratica di auto-compassione verso se stessi, il proprio corpo e il proprio disturbo alimentare.

Essere auto-compassionevoli significa essere consapevoli della propria sofferenza, mostrare gentilezza e lavorare per alleviare il dolore e la sofferenza.

Questo non è facile e probabilmente non sarà naturale; anzi, nelle fasi iniziali questa pratica potrebbe anche sembrare non autentica, sciocca o inutile.


L'obiettivo è quello di iniziare a cambiare il vostro modello interiore di funzionamento, andando a scardinare tutte quelle esperienze che hanno perpetuato la vergogna nella vostra vita.

Invece di giudicare il vostro corpo, assumete una posizione neutrale nei confronti di voi stessi, notate come funziona il vostro corpo e cosa fa per voi.

Fate questo senza giudizio, anche se sentite che il vostro corpo non vi piace.

Prendervi il tempo per stare con il vostro corpo e viverlo in modo neutrale, sospendendo ogni giudizio, è un passo fondamentale verso il cambiamento del vostro rapporto con il cibo e con voi stessi.


Con l'aiuto di un terapeuta, potete praticare tecniche per iniziare lentamente a separare i vostri pensieri dalle vostre convinzioni su voi stessi.

Interrompete il ciclo della vergogna facendo l'opposto di ciò che la vostra "vergogna" vuole che facciate, sfidandola davvero.

Se la vostra "vergogna" vi sta dicendo di isolarvi e nascondervi perché non siete abbastanza bravi, fate il contrario e fate progetti con gli amici.

Se in precedenza avete mangiato da soli il vostro cibo “proibito”, in casa o in macchina, fate l'opposto per sfidare questa vergogna e consumate il vostro cibo in uno spazio pubblico con amici o familiari.


Sfidate l'ansia di sentire il vostro stesso giudizio nei vostri confronti.

Analizzatelo, elaboratelo.

Imparate a separare quel giudizio, ed il conseguente stato di vergogna, da tutto ciò che siete realmente oggi.

Quelle voci giudicanti: da quanto tempo sono lì?

Chi pronuncia quelle frasi?

Quanta sintonia c’è fra quelle svalutazioni e la vostra più profonda interiorità?


Elaborando i vissuti umilianti e svalutanti, elaborando il giudizio subìto - e praticando l'autocompassione - possiamo imparare ad annullare la portata di tutti i messaggi dannosi che abbiamo assimilato dalla nostra infanzia e che hanno plasmato le nostre attuali credenze corporee e le nostre abitudini alimentari.







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